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Il Marghine
La genesi della parola Marghine va forse ricercata nel greco antico, dove mar ha valore di acqua, e ghine il cui verbo ghìgnomai sta per generare, dunque monti che generano acqua, con riferimento sia al compito di spartiacque della catena, sia al fatto che molti fiumi tra i quali il Tirso nascono proprio in questa zona. Secondo l’ipotesi più diffusa il termine Marghine, dal latino Margo, sta ad indicare un’ampia zona posta a “margine” o confine tra il capo nord e il capo sud della Sardegna; traendo il nome proprio alla rottura morfologica fra il plateau basaltico di Borore e Abbasanta, e l’altipiano anch’esso basaltico di Campeda.La catena del Marghine unita a quella del Goceano si è formata in conseguenza del movimento di un importante zolla regionale la quale si è distinta in una parte bassa che corre da SE verso NO lungo tutto il bordo meridionale del Marghine - Goceano ed una grande faglia che da SO corre verso NE costituendo, con le quote più elevate, la parte alta della catena. Ne consegue che i suoi versanti,prevalentemente quelli rivolti a SE,  sono caratterizzati da un brusco raccordo altimetrico, che passa sul lato SO della catena dai 350m della piana sotto Macomer a sud, ai 650 di Padru Mannu a nord passando per i 787m di Monte Manai. Sul lato NE il salto è meno netto nel segno ma più importante nel dislivello, si passa infatti, in soli 5 Km dai 250m in località Sa Pranarza, sotto il paese di Bolotana, ai 1032 di Ortachis a nord, passando per i 1200m di Punta Palai.
La parte più antica della catena del Marghine è caratterizzata  da rocce intrusive e metamorfiche risalenti al paleozoico, successivamente ricoperta da depositi di rocce vulcaniche terziarie.

La Flora
La copertura vegetale attuale non rispecchia minimamente quella originale, il declino delle grandi  foreste di questo territorio è dovuto a  molteplici interferenze, tra cui le modificazioni climatiche che si sono susseguite nel corso dei millenni, e i più recenti fatti accaduti nel corso dell'ottocento.
In quest'ultimo periodo infatti, per sovrintendere alla messa in opera della linea ferroviaria sarda arrivò l'ingegnere inglese Benjamin Piercy il quale acquisì grossi appezzamenti di terra a Bolotana e Macomer.
Negli anni seguenti furono abbattute le sterminate foreste millenarie del Marghine, il cui taglio sistematico permise la costruzione della ferrovia  e l'uso del legname come combustibile per i treni.
Il paesaggio attuale del Marghine resta comunque  vario e diversificato, si passa infatti dai fitti boschi di Badde Salighes e  Monte S. Antonio al vasto altipiano basaltico ricco di impaludamenti di Campeda.
La presenza boschiva  che più di tutte caratterizza il paesaggio è la roverella  (Quercus pubescens) una quercia a foglie caduche che predilige i substrati acidi,  la quale è spesso associata a fitti popolamenti di agrifoglio (Ilex aquifolium), nonché ad imponenti esemplari di tasso (Taxus bacata).
 Non mancano comunque zone dove l'omogenea  copertura  arborea è riservata alle sclerofille sempreverdi quali il leccio (Querqus ilex),  il lentisco (Pistacia lentiscus),  la fillirea  (Phillirea latifolia) e  il corbezzolo (Arbutus unedo).

La Fauna
L'alternarsi di zone boschive con ampie radure fa si che la presenza di animali nel Marghine sia varia e diversificata. Nelle zone dove gli ampi pascoli lasciano il posto ai boschi con essenze ad alto fusto, è favorita la presenza dell'astore sardo una specie esclusiva della Sardegna. In queste stesse località trovano rifugio  la coloratissima Ghiandaia o  il rarissimo Picchio rosso minore. Non mancano animali come la Volpe e la Martora e il diffusissimo Cinghiale Sardo. Negli altopiani, dove il manto arboreo si dirada, e i pascoli sono più estesi, non è difficile avvistare in volo il Grifone, la cui presenza è favorita dalla relativa  vicinanza con gli areali di nidificazione del bosano. Un esemplare caratterizzante la regione, minacciato di estinzione a livello mondiale, è la gallina prataiola, una piccola otarda che lega la sua presenza agli ambienti steppici.

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